“Il diario della ‘Colonia Felice’ [Parte II].” La Coltura Popolare, V, 16: 709-723.

Maria Ponticelli “Il diario della ‘Colonia Felice’ [Parte II].” La Coltura Popolare, V, 16: 709-723.

Dicembre (senza data)

[sull’acquisizione delle lettere]

«Non tutti i bambini hanno le medesime difficoltà nel ritenere le lettere. Ciascuno ha preferenze speciali e riconosce lettere delle quali ha udito il suono per incidenza, forse osservando compagni che componevano parole. Facili per tutti sono: r, s, l. A una presentazione per così dire, regolare della lettera, il bambino non reagisce sempre in modo esatto, oppure anche se mostra d’averla ritenuta lì per lì, è probabile che non se ne ricordi più, l’indomani. Invece non dimentica mai quelle che gli entrano in testa occasionalmente per sorpresa. Peppino e la Enia, p. es., conoscono tutte le lettere dell’alfabeto e nessuno potrebbe dire come e quando le abbiano imparate. Anche l’Ada ne conosce già molte e la maggior parte ritenne componendo parole. Gliene dettavo una in cui entrava una consonante a lei sconosciuta. Componendo la parola sentiva la necessità di quella lettera e la chiedeva. Di solito in una seconda parola l’adoperava senza più bisogno di indicargliela. Questo procedimento, per l’Ada, fu il migliore.

Bubi ebbe una difficoltà speciale per l’i.

È probabile che gli sia stata presentata prima delle altre, e ora le conosce quasi tutte ma l’i, con un puntino o senza puntino, non voleva restargli in testa.

Finalmente, uno di questi giorni, lo prese e mostrandolo a tutti disse con l’accento di un inventore: “Guardate, questo è l’i!» (Ponticelli, 1915b, p. 712)

Gennaio 1915

[giorni di passione per la lettura]

Giacomino legge già. Non sapevo che tutte le lettere gli erano già note. Ma in questi giorni si è suscitata tra i bimbi una vera passione per la lettura, e Giacomino ha potuto certamente imparare qualche cosa nelle frequenti ispezioni che faceva ai tavolini ingombri di lettere dei compagni. Per lui, come per alcuni altri, non ci fu bisogno di fermarsi sulle sillabe. Nell’atto stesso che il suono usciva dalla bocca, la parola intera era letta dalla mente.

Ora leggono parecchi, anche quelli che nell’anno passato fecero poco o nulla a questo riguardo. La Carla aveva già fatto molto nell’anno scorso.

Guglielmo invece, impara in questo anno con doppia passione e facilità. La stessa csa avviene per Bubi, Roger, Rita, Ada, Enia e Maria». (Ponticelli, 1915b, p. 715)

Ancora Gennaio 1915

[discorsi sulla guerra]

«Anche alla “Colonia Felice” venne portato l’eterno discorso della guerra. E, poiché questo è una specie di ritrovo internazionale, poco mancò che dalla discussione nascesse un conflitto.

Beninteso che la diplomazia infantile si limitava a tagliar netto fra buono e cattivo.

Alcuni, e più di tutti Roger, si accalorarono in modo straordinario. Roger gridava: “I francesi sono buoni, ma i russi sono cattivi, perché dove entrano, uccidono le donne e i bambini; i tedeschi invece no, e sono bravi”.

In risposta si agitavano pareri contrari.

Finalmente Bubi, riusciva a farsi ascoltare: “Adesso vi dirò io la verità: i tedeschi sono bravi e i rancesi sono cattivi. Ecco: hanno «fatto morto» uno dei miei, adesso dite voi se non sono cattivi”.

Parve che l’uditorio si commovesse. Intanto erano da ammirare Guglielmo e i fratelli B.

Guglielmo ascoltava con un sorriso esattamente “neutro”; tentava una parola scherzosa per una parte e l’altra, ma non lasciò mai indovinare la sua opinione, dato che ne avesse.

La Carla era sulle spine, e faceva continuamente gesti a Peppino, perché non commettesse imprudenze. Questi combatteva fra il desiderio di parlare e il timore di offendere alcuno.

Peppino alcuni giorni prima m’aveva detto all’orecchio: “I tedeschi hanno perduto una battaglia, ma non bisogna dirlo a Bubi”.

Alcuni giorni dopo si ricominciò il discorso fra bambini italiani soli.

Peppino diceva: – Saranno cattivi davvero i tedeschi?

E Guglielmo: – Bubi e gli altri tedeschi che vengono qui sono forse cattivi?

– No, no, sono buoni tutti.

– E nemmeno si può dire che siano cattivi i francesi, perché la Rita che è un po’ francese, è molto buona – soggiunge la Carla.

– È la più buona di tutti!

– Dunque?

Poveri bimbi!» (Ponticelli, 1915b, p. 716)

Dove: Piazza Michelangelo Buonarroti, Milano

Quando: 1915

Persone coinvolte in questo evento: Maria Ponticelli